La circolarità della plastica: opportunità industriali, innovazione e ricadute economico-occupazionali per l'Italia

Economia circolare, le bioplastiche si confermano strategiche per valorizzare la circolarità della filiera della plastica. È quanto emerge nel nuovo rapporto di The European House – Ambrosetti.

Il comparto delle bioplastiche rappresenta il 2% del totale, con performance in termini di giro d’affari e un numero di addetti in crescita costante. Importante sostenerlo anche attraverso la promozione del riciclo organico, per valorizzare la circolarità del settore della plastica italiana.

Hanno raggiunto ricavi per 1,1 miliardi di euro e una produzione nazionale di oltre 125mila tonnellate, con un aumento del 13,2% rispetto al 2020 e del 219% rispetto a dieci anni fa. Danno lavoro a quasi 2900 addetti distribuiti in 275 aziende. E rappresentano il 2% del mercato totale delle plastiche in Italia. Per fare un confronto: in Francia e in Germania si fermano allo 0,3%. In più, si contraddistinguono per livello di innovazione e rappresentano un tassello essenziale nella sfida verso la transizione ecologica e l'affrancamento dai materiali ad alto impatto ambientali. Sono i numeri principali del settore delle bioplastiche contenuto nel Rapporto “La circolarità della plastica: opportunità industriali, innovazione e ricadute economico-occupazionali per l’Italia”, realizzato da The European House – Ambrosetti per la filiera della plastica italiana. Lo studio, sostenuto dalla filiera produttiva italiana (tra i partner annovera anche il consorzio BIOREPACK, oltre ad associazioni di categoria e aziende nazionali e multinazionali), nasce con l'obiettivo di fotografare una visione evolutiva della filiera della plastica, per passare da un approccio che si concentra solo sulla gestione del rifiuto plastico a un modello che sappia massimizzare i benefici ottenibili grazie all’innovazione tecnologica nelle 3 fasi individuate (input, innovazione di prodotto e processo e fine uso e nuova vita).

Nel documento, si sottolinea, in particolare, che le bioplastiche italiane rappresentano circa un terzo di tutto il comparto a livello UE. Un vantaggio competitivo reso possibile grazie al fatto che l'Italia per una volta ha anticipato gli altri Stati europei, facendo entrare in vigore, già nel 2012, l'obbligo di fornire borse da asporto merci biodegradabili e compostabili oltre a imporre, dal 2018, l'uso esclusivo della bioplastica compostabile per i sacchettini ultraleggeri.

Il report ricorda poi che le bioplastiche hanno performato meglio della filiera della plastica nell’ultimo quinquennio, mostrando tassi di crescita più elevati e facendo così aumentare la loro rilevanza all’interno del comparto. Il numero di addetti della filiera delle bioplastiche è cresciuto – nel periodo 2016-2020 – del +27,2% contro il 17,3% nel complesso della filiera della plastica, con il numero di imprese che è aumentato del +23,0% contro il -27,8% della filiera della plastica nel complesso.

Non è quindi un caso che The European House – Ambrosetti abbia inserito il supporto alla crescita della filiera italiana delle bioplastiche e all'incremento del riciclo organico per le plastiche compostabili fra le 7 linee d'azione per valorizzare la circolarità nella filiera della plastica italiana.

Quest'ultima, presa nel suo complesso, ha generato nel 2020 un fatturato di 45,8 miliardi di euro, un valore aggiunto di 12,7 miliardi di euro e 19,9 miliardi di euro di export. Tutti valori che si aggirano attorno al 5% dei risultati dell'intero comparto manifatturiero. Il numero di occupati è di circa 180mila unità.

Significativo il fatto che la fase del recupero dei materiali plastici in Italia valga più del doppio della media europea sul valore totale della filiera (2,1% contro 0,9%) e negli ultimi 5 anni è la componente che ha dimostrato il maggiore dinamismo (+40% di fatturato e 72% di valore aggiunto rispetto al 2016).

Importanti infine i margini per aumentare il proprio tasso di circolarità, a patto di introdurre adeguate linee di azione. Il comparto plastico, preso nel suo insieme, può ridurre il totale complessivo dei rifiuti generati (-22,7% al 2030, rispetto a uno scenario tendenziale senza interventi correttivi) e aumentando il recupero di materia plastica. La complementarità tra riciclo meccanico e chimico può, infatti, portare l’Italia a riciclare – al 2030 – il 61,6% dei rifiuti plastici a fronte del 42,3% al 2020, riducendo il conferimento in discarica sotto il 10% con 5 anni di anticipo rispetto al target europeo.

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