I rifiuti di imballaggio in plastica biodegradabile e compostabile certificati a norma EN 13432 (shopper, sacchetti ortofrutta, sacchetti e buste per alimenti, pellicole, stoviglie (imballaggi), vaschette, capsule per bevande e altri) devono essere conferiti nella raccolta differenziata dei rifiuti organici umidi.
Nella stessa frazione sono conferiti dai cittadini anche frazioni merceologiche biodegradabili e compostabili similari, anche se non si tratta di imballaggi: sacchetti per il contenimento della frazione organica umida, stoviglie, posate e palette, capsule caffè.
L’Italia è un paese molto virtuoso nella raccolta differenziata e riciclo della frazione umida. Secondo l’ultimo Rapporto Rifiuti Urbani 2020 di ISPRA nel 2019 in Italia la raccolta differenziata della frazione organica umida ha raggiunto 4,6 milioni di tonnellate, contro i 3,5 milioni della carta e 1,5 milioni di tonnellate della plastica.
La frazione organica dunque, rappresenta oggi il flusso più importante dei rifiuti domestici raccolti separatamente rappresentando circa il 40% di tutte le raccolte differenziate in Italia. In base poi alle stime del CIC (Consorzio Italiano Compostatori) nel 2018, grazie alla raccolta differenziata della frazione organica, sono state prodotte oltre 2 milioni di tonnellate di compost.
Questo ha contribuito a immagazzinare nel terreno 375.000 tonnellate/anno di carbonio organico e a risparmiare l’emissione di 4,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente/anno, rispetto all’avvio in discarica, e permesso di produrre 312 milioni di Nm3 di biogas, corrispondenti a una produzione energetica di 664.000 GWh/anno e 100 milioni di Nm3 di biometano.
In questo sistema, gli imballaggi in bioplastica certificata apportano il loro fondamentale contributo su più livelli:
- come shopper e sacchetti ortofrutta consentono il trasporto delle merci e successivamente devono essere usati per ottimizzare la raccolta efficiente ed igienica del rifiuto umido, contribuendo così alla massimizzazione dei quantitativi raccolti in modo differenziato. Un unico imballaggio, quindi, in grado di assolvere a due funzioni migliorando il bilancio ambientale complessivo;
- come imballaggi per uso alimentare (confezioni flessibili, pellicola alimentare, retine, vaschette/vassoi, stoviglie, bicchieri, capsule per bevande, etc.) permettono di limitare la produzione di rifiuti indifferenziati perché riciclabili direttamente con la frazione umida (senza dover separare contenuto e contenitore) anziché essere inviati ad incenerimento o, peggio, in discarica;
- come filiera economica che crea sviluppo e occupazione per l’intero sistema Paese. Secondo i dati di Plastic Consult nel 2019 sono 275 le imprese del settore con 2.650 addetti e il fatturato pari a 745 milioni di €. Negli ultimi 7 anni il fatturato ha fatto registrare un incremento medio annuo superiore al 10% e un raddoppio degli addetti.